martedì 22 marzo 2011

Scottature


Un tempo erano assai diffuse per il vasto impiego che si faceva di stufe e caminetti ed erano curate con due rimedi molto efficaci. Si applicava sulla parte ustionata una fetta di patata cruda o si adoperava una tintura ottenuta dalla macerazione dei fiori di iperico (hypericum perforatum). Conosciuto con il nome dialettale di trafourèllo nel pinerolese la sua fama era tale da aver dato luogo ad alcuni proverbi, ad esempio: “La trafourèllo sent mal ilh eipèllo” (l’iperico cura cento mali).
In altre zone si utilizzava una tintura oleosa ottenuta dai gigli di giardino (lilium testaceum).
Nella zona di Ivrea si usava molto il romice crespa – lavassa dij pra. Quest’erba cresce un po’ ovunque nei prati e a ridosso di cascine e baite. Gi anziani la usavano per bruciature, spellature e vesciche. Le foglie venivano pestate in un mortaio con qualche pezzetto di radice fresca e poi spalmate sulla parte ustionata.
Sempre nell’eporediese erano ben note le proprietà terapeutiche delle carote: per un miracoloso cataplasma prendere alcune carote, grattugiarle, pestarle in modo che appaiano umide, porle su una tela lisa e mettere il tutto sulla zona abrasa.

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